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LUNA
Eclissi Totale di Luna del 27 luglio 2018

Uno dei tanti fenomeni che il cielo ci offre gratuitamente è l’Eclissi Totale di Luna (Fig.a); questo anno visibile anche dall’Italia ed è il più lungo degli ultimi 100 anni. Ma non è tutto, perché l’evento astronomico del 27 Luglio 2018 vedrà la Luna e Marte protagonisti di un incontro ravvicinato, il quale tingerà la Luna di rosso (La Luna Rossa) come risultato dell’Eclissi Totale di Luna. Dunque il cielo notturno del 27 luglio sarà illuminato da due palle di fuoco: Artemide (La Luna) che si vestirà di rosso e il dio della guerra (Marte). Uno spettacolo da non perdere! Marte infatti, trovandosi all’opposizione rispetto al Sole raggiungerà il massimo della visibilità e sarà affiancato dalla Luna, rossa pure lei per effetto dell’ombra creata dall’Eclissi Totale. Due oggetti celesti che resteranno ben visibili nel cielo estivo per più di un’ora. Un duplice evento davvero eccezionale che inizierà alle 19:13 e si concluderà alle 02:31, con il momento di massima che sarà alle 22:21. Va precisato che nelle principali città italiane, quali: Roma, Milano, Napoli e Palermo, l’Eclissi inizierà alle 19:15 e terminerà alle 01:29 (Fig.b) Per cui occorrerà attrezzarsi di telescopi e binocoli, anche di modesta apertura ottica (un 10×50 va già bene) ma, non da meno la possibilità di seguire l’evento anche a occhio nudo da località con basso inquinamento luminoso. Ma come avviene un Eclissi Totale di Luna? Come ben noto, in circa un mese, la Luna descrive un’orbita ellittica intorno alla Terra, la quale si muove intorno al Sole, che, a sua volta illumina entrambe. Per avere l’Eclissi di Luna, occorre che la Luna si nasconda dietro la Terra e, quindi, dalla luce del Sole. Pertanto appare evidente che l’allineamento necessario Sole-Terra-Luna, generi un Eclissi di Luna dovuta all’ombra sulla superficie lunare proiettata dalla Terra. Questa condizione corrisponde geometricamente alla fase di Luna Piena. Va aggiunto però che la Luna Piena non è sufficiente a comporre una Eclissi, altrimenti ne avremmo una al mese, perchè occorre che l’allineamento Sole-Terra-Luna sia perfetto; e cioè entro margini strettissimi, altrimenti avremmo Eclissi Parziali o assenza di Eclissi. Altro fenomeno rilevabile durante la fase di totalità dell’Eclisse è osservare che la Luna acquista un caratteristico colore bronzeo dovuto al fatto che in quel momento l’atmosfera terrestre riflette verso la Luna la porzione rossa dello spettro elettromagnetico. Una curiosità è che, se ci fossero astronauti sulla superficie lunare, quella che per noi terrestri è un’eclissi di Luna, agli astronauti apparirebbe come un’Eclissi Totale di Sole e nella fase totale dell’Eclissi, dalla Luna vedrebbero un’aureola rossastra intorno alla Terra, ovvero l’atmosfera terrestre che dirige verso il satellite la radiazione più rossa. Cieli Sereni.
Dott. Giovanni Lorusso (IK0ELN)

MARTE
Tempeste di Sabbia

Marte è il quarto pianeta del Sistema Solare in ordine di distanza dal Sole ed è l’ultimo dei pianeti rocciosi dopo Mercurio, Venere e la Terra (Fig.B). E’ definito il Pianeta rosso dovuto alle grandi quantità di ossido di ferro che lo ricoprono e lo rendono un pianeta desertico e arido, caratterizzato da tempeste di sabbia periodiche, particolarmente violente che superano oltre i 300 Km/h e ricoprono tutto il pianeta. Ed è proprio di questi giorni una enorme tempesta di sabbia che mette a rischio l’operatività del rover Opportunity, il quale ha interrotto le trasmissioni per mancanza di energia dei pannelli solari interamente ricoperti di sabbia marziana. La speranza del Mars Mission Control è che il rover riuscirà a risvegliarsi e riprendere la sua attività scientifica; tuttavia una tale situazione si presta per studiare più a fondo il clima marziano. Ovviamente l’interesse scientifico è rivolto a questo evento e Marte è osservato costantemente da una batteria di telescopi e stazioni radioastronomiche sparsi su tutta la terra. Inoltre si susseguono costanti conferenze stampa da parte delle varie agenzie per dare tutti i dettagli sull’evolvere della tempesta e un aggiornamento sullo stato delle sonde al momento operative. Infatti la tempesta tende a divenire una Tempesta Globale; e va aggiunto che la flotta di sonde della NASA in orbita e sul suolo marziano sono al lavoro per la raccolta dei dati inviati al Deep Space Network. Inoltre la NASA ha tre orbiter attorno al pianeta rosso, ognuno dotato di speciali telecamere, oltre al rover Curiosity, il quale ha già inviato immagini che mostrano l’aumento di sabbia anche nella sua posizione, nel cratere Gale (Videoclip C). A tal riguardo il Direttore del Mars Exploration Program della NASA di Washington, Mr.Jim Watzin, ha dichiarato: «Si tratta della tempesta perfetta per la scienza di Marte. Noi abbiamo un buon numero di veicoli spaziali che operano sul Pianeta Rosso, ognuno dei quali offre uno sguardo unico su come si formano e si comportano le tempeste di sabbia; utili conoscenze che saranno essenziali per le future missioni robotiche e umane». Le tempeste di sabbia sulla superficie marziana sono una caratteristica frequente su Marte e si verificano in tutte le stagioni. Accade spesso che possono gonfiarsi nel giro di pochi giorni al punto di espandersi fino ad avvolgere l’intero pianeta e possono durare anche mesi, creando la copertura dei pannelli solari dei rover presenti sul pianeta in varie latitudini, e, quindi, la mancanza di energia indispensabile al moto ed al funzionamento degli strumenti di bordo. Un dispetto del dio della guerra!

Dott. Giovanni Lorusso (IK0ELN)

 

 

Area di Ricerca Alta Atmosfera

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IL  “PALAZZO DEL PARADISO CELESTE”


Il «Palazzo del Paradiso Celeste», in Cinese Tiangong 1. Trattasi della stazione spaziale cinese lanciata nello spazio nel 2011 che ha accelerato la sua discesa senza controllo verso la Terra e si prevede che si schianterà al suolo entro pochi mesi!. La stazione spaziale cinese, di circa nove tonnellate, è stata utilizzata per le diverse missioni e nel 2001 ha ospitato a bordo anche la prima astronauta (Taikonauta) cinese, Liu Yang. Ma dal 2016 non ha risposto più ai comandi inviati da terra e i funzionari cinesi dell’Agenzia Spaziale Cinese C.N.S.A. hanno confermato di avernr perso il controllo, aggiungendo che sarebbe precipitata sulla Terra tra il 2017 e il 2018; in quanto si è immersa in un raggio più denso dell’Atmosfera Terrestre ed ha cominciato a cadere più velocemente, raggiungendo il Perigeo Terrestre intorno ai 300 Km. Sebbene si sia creato uno stato di allarme, la Comunità Scientifica Internazionale assicura che eventuali danni a persone o cose sono molto remoti. Tuttavia fino a 6-7 ore dall’impatto al suolo non sarà possibile prevedere quando e dove impatteranno i resti del «Palazzo del paradiso cinese». Purtroppo nelle minacce dallo Spazio, oltre agli Asteroidi, Bolidi e Superbolidi, vanno aggiunti anche i Detriti Spaziali (non sarà il caso di fare la raccolta differenziata?). Gli Space Debris – Detriti Spaziali, area di ricerca radioastronomica da parte dei radiotelescopi professionali ed anche amatoriali.

Dott. Giovanni Lorusso (IK0ELN)

Area di Ricerca Alta Atmosfera

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OUMUAMUA, IL VAGABONDO DELLO SPAZIO

FIG. X                                                                   FIG. Y

Per la prima volta, una scoperta davvero eclatante: un Asteroide che proviene dallo Spazio Profondo, dove avrebbe viaggiato per milioni di anni prima di entrare nel nostro Sistema Solare. L’oggetto celeste, lungo 800 metri circa, ha una forma affusolata, e, con tutta probabilità, è di natura rocciosa e sta viaggiando a 95.000 chilometri all’ora. OUMUAMUA (Fig.X) è stato avvistato il 19 ottobre 2017 dal telescopio Pan-STARSS 1 delle Hawaii, quando era appena un puntino luminoso che si muoveva nel cielo. Successivamente dopo ulteriori osservazioni, è stato possibile calcolarne l’orbita con precisione. Infatti dopo accurati calcoli è stato possibile accertare che questo corpo celeste non proveniva dall’interno del nostro Sistema Solare, ma dallo Spazio Interstellare. Quindi accertato che non si trattava di … una astronave aliena; tanto meno di una cometa, per la assoluta mancanza di attività cometaria, dopo il passaggio in prossimità del Sole avvenuto nel settembre 2017, l’oggetto è stato classificato come Asteroide Interstellare e catalogato come 1I/2017 U1 Oumuamua.. Per cui, dopo questa nuova straordinaria scoperta scientifica, I’Unione Astronomica Internazionale ha stabilito una nuova classe di oggetti per gli Asteroidi Interstellari. Dunque OUMUAMUA è il primo a ricevere la nuova designazione. Tuttavia occorreva accelerare i tempi di osservazione perchè Oumuamua aveva già oltrepassato il suo punto di avvicinamento al Sole e stava uscendo dal nostro Sistema Solare, per tornare nello Spazio. Per cui prontamente il VLT (Very Large Telescope) dell’ESO è stato messo subito in azione per misurare l’orbita, la sua luminosità ed il colore dell’oggetto. La rapidità era determinante perché Oumuamua stava rapidamente svanendo dalla vista, allontanandosi dal Sole e dall’orbita della Terra, nel suo cammino verso l’esterno del Sistema Solare. Ma c’erano in serbo anche altre sorprese. Infatti combinando le immagini osservate dal VLT, utilizzando quattro filtri diversi, l’equipe di ricercatori, guidati da Karen Meech (Institute for Astronomy, Hawaii, USA) ha scoperto che la luminosità di Oumuamua varia di intensità in modo repentino mentre ruota sul proprio asse ogni 7,3 ore. La spiegazione del fenomeno è dovuta al fatto che l’oggetto è molto allungato rispetto alla larghezza; è di colore rosso scuro, simile ad altri oggetti delle zone esterne del Sistema Solare; e che non ha la minima traccia di polvere protostellare. Pertanto, queste caratteristiche osservate suggeriscono che Oumuamua sia denso, roccioso e con un contenuto elevato di metalli; che non abbia quantità significative di acqua o di ghiaccio; e che la sua superficie sia scura e arrossata a causa dell’irradiazione da parte dei raggi cosmici nel corso di milioni di anni. Con la sua lunghezza cdi circa 800 metri è stato calcolato che l’oggetto è arrivato dalla direzione della stella Vega (Fig. Y) nella costellazione settentrionale della Lira. E qui va aggiunto che, anche viaggiando alla velocità vertiginosa di circa 95.000 km/h, è stato necessario così tanto tempo per questo viaggio interstellare fino al nostro Sistema Solare, che Vega non era nemmeno nella posizione in cui oggi è visibile quando l’asteroide era nei pressi, circa 300.000 anni fa. Probabilmente Oumuamua potrebbe aver vagato per la Via Lattea, senza essere legato a nessun sistema stellare, per centinaia di milioni di anni prima di aver casualmente incontrato il Sistema Solare. Un solitario della galassia! Purtroppo tali oggetti celesti è difficile identificarli in quanto sono deboli e difficili da individuare; perciò fino ad ora sono sempre passati inosservati. Ma, recentemente i telescopi per survey, come Pan-STARSS, sono diventati sufficientemente potenti da avere la possibilità di scovarli. L’osservazione di Oumuamua continua, fino a quando si riesce ad identificare il suo luogo di origine e la prossima destinazione di questo suo viaggio galattico. Buon viaggio Oumuamua|.

Dott. Giovanni Lorusso (IK0ELN)