Attivazione Fari

referenze wail     

Il Faro di Molfetta  ARLHS  ITA – 224     PU – 016

Lat: 41° 12’ N       Long: 16° 36’ E

L’antico faro nato da una tragedia

da un articolo di Enrica Simonetti pubblicato sul periodico Molfetta Quindici (Febbraio 2001)

Francesco Padre, Giovanni Padre… la sfilata di pescherecci è il terreno sul quale poggia il faro di Molfetta, il più antico di questo tratto di Adriatico, attivato nel 1857 dal Regio Ufficio del Genio Civile. Un corteo di scafi e corde disegna la scenografia della torre in pietra, ancora oggi in perfetto stato, abbellita da un artistico parapetto.

Anche qui il mondo dei pescatori si nutre di quegli aspetti religiosi e folkloristici che abbiamo riscoperto alle pendici di altri fari. Tutta la strada che costeggia il porto, fino all’imbocco del molo su cui poggia la lanterna, è la sintesi della storia della città, con il duro lavoro della gente di mare, con le avventure, le tragedie e le antiche incursioni.

Non sono poche a Molfetta le testimonianze votive che narrano di miracoli in mare; nelle chiese sono ancora presenti dipinti ed ex voto (in alcuni è raffigurato pure il faro) che riflettono – come se fossero specchi – l’identità mai perduta del borgo marinaro, oggi città moderna che non dimentica la sua autentica risorsa: il mare. Passeggiare attorno al porto è un po’ gustare questa atmosfera, esplorando anche quanta parte di scienza e biologia marina sia nata qui, dove visse – proprio in una casa che affaccia sul molo – Giuseppe Saverio Poli, nato nel 1746, , come narra la targa sul frontale del palazzo in cui ebbe i natali.

C’è una targa anche sul faro (che si trova sul gomito formato dal Molo foraneo col Molo San Michele) e in poche righe è riassunta la storia della torre bianca ottagonale: . E’ quasi una voce narrante a condurci nel viaggio in questa struttura in pietra, alta 18 metri (22 sul livello del mare), posta accanto al caseggiato a due piani nel quale vive il farista. Lo zoccolo cilindrico, sempre in pietra chiara, è la base del faro, abbellito da un terrazzo con una robusta ringhiera.

Non fu facile giungere alla costruzione definitiva della torre. Infatti, il progetto approvato per una spesa di 4.697,57 ducati fu avviato nel 1853 sull’estremità di Levante del molo di tramontana, dato che si pensava in questo modo di facilitare l’ingresso nel porto alle navi del Lloyd austriaco, con i piroscafi che settimanalmente si fermavano a Molfetta (provenienti da Trieste) per continuare il viaggio verso la Grecia. I lavori cominciarono spediti, ma un anno dopo, la sera del 24 settembre, si verificò una tragedia che di fatto fece crollare la funzione del costruendo faro: una barca da pesca, a causa della burrasca, finì contro il piroscafo austriaco, danneggiandolo e poi affondò, trascinando in acqua tre pescatori. Ci si accorse quindi che la costruzione dei nuovi moli creava una forte corrente e che l’entrata più sicura del porto era certamente quella di ponente: di qui, la necessità di spostare il faro sul lato opposto. Molte furono le polemiche burocratiche sul costo dell’operazione, ma alla fine la torre già quasi eretta fu abbattuta e ricostruita nel punto in cui è ora, al riparo dai venti di tramontana. Il 12 gennaio del 1857 il faro fu acceso, diventando così il primo a sorgere in un porto dell’Adriatico, il grande porto di Molfetta che già a quei tempi era scalo di tante traversate.

Anche oggi la zona del faro non è mai solitaria. Al tramonto, i pescatori organizzano i loro carichi, dispongono le reti, avvolgono il cordame intriso di alghe e indurito dalla salsedine. Il faro sembra sorvegliare silenzioso su queste scene di vita quotidiana, che si ripetono qui da millenni, perché tutta la storia di Molfetta è fatta di vitalità marittima, di scambi e contatti continui dei quali un prezioso documento è l’alleanza nata nel 1148 con Ragusa (l’attuale Dubrovnik): una sorta di patto di amicizia politica e commerciale che è anche uno dei più antichi di quelli che si conoscono delle città adriatiche in Puglia.